What does it mean for a country to have a healthy economy? What does a healthy economy even look like? Does it look like this? What about like this? Economist Kate Raworth shared a pretty interesting answer to this question on the TED Interview podcast. And it challenges an idea that most economists take for granted.
Cosa significa per un paese avere un’economia fiorente? Come deve essere un’economia per essere definita tale? Deve essere così? O così? L’economista Kate Raworth ha fornito un’interessante risposta a questa domanda nel podcast TED Interview, che mette in discussione un’idea che molti economisti danno per scontata.
We live— particularly in the West, particularly in the last 150 years— in a society that has a very strong belief that growth is the sign of progress. And to a certain extent, it’s true. We love to see our kids grow. We love to see nature growing in spring. Growth is a wonderful, healthy phase of life.
Noi viviamo soprattutto in Occidente e in particolare negli ultimi 150 anni, in una società che crede ciecamente che la crescita sia segno di progresso. In un certo senso, è così. Siamo felici di veder crescere i nostri figli. Siamo felici di veder rigogliare la natura in primavera. La crescita è una fase straordinaria e salutare della vita.
But in our economies, it’s like we’ve turned to Peter Pan economics— the economy that never wanted to grow up. It wanted to grow and grow and grow forever. And it becomes this permanent phase.
Sul piano economico, tuttavia, significa adottare il modello di Peter Pan, quello di un’economia che non vuole raggiungere l’età adulta, che vuole continuare a crescere all’infinito. Questa fase si perpetua nel tempo.
But we already know, in our own bodies, in our own lives, that there’s another side to this metaphor of growth that we love so much. If I told you, my friend had gone to the doctor, and the doctor told her she had a growth, that already feels completely different. Because in the space of our own bodies, we know that when something tries to grow endlessly within this healthy, dynamic living whole, it is a threat to the health of the whole, and we do everything we can to stop it.
Ma dai nostri corpi, dalle nostre vite, sappiamo già che c’è un altro lato di questa metafora della crescita che tanto ci piace. Se vi dicessi che la mia amica era andata dal medico e il medico le aveva diagnosticato un tumore: questo già ci suona diversamente. Perché pensando ai nostri corpi, sappiamo che quando qualcosa cerca di crescere incessantemente, in questo sistema vivente sano e dinamico, è una minaccia per il sistema e facciamo il possibile per fermarlo.
But when we step into our economies, for some reason, we think that endless growth is progress. And we are now running into severe problems because we are addicted to endless growth.
Ma quando entriamo in campo economico, per qualche strana ragione, crediamo che l’incessante crescita sia progresso. Ma stiamo riscontrando gravi problemi perché siamo ossessionati dall’idea della perenne crescita.
Simon Kuznets, he was asked in the 1930s by US Congress to come up, for the first time, with a single number to measure the output of the economy. America could say we produced so many tons of steel and so many bags of grain— but can we add it all together? So they commissioned him to do this and he said, “Yes, I can. I can add it all together in one number.” National income, what we now know as GDP— but he gave it with a caveat. He said the welfare of a nation can scarcely be known from this number, don’t mix it up with welfare, right? Because it tells us nothing about the unpaid caring work of parents, tells us nothing about the value that’s created in communities, because that’s not priced, and it’s a measure of the flow of economic value. It tells us nothing about the living world, the forests, the mines that get run down in order to create this value. But the convenience, the temptation, of this single number was so great that politicians sort of tucked it in their armpit and carried right on. And we ended up in a horse race of pursuing GDP growth.
Il Congresso degli Stati Uniti, negli anni ’30, chiese a Simon Kuznets, per la prima volta, di misurare con un’unica cifra l’output economico. Si poteva dire che l’America produceva tonnellate di acciaio o sacchi di grano, ma non si poteva sommare tutto in un unico numero? Nel ricevere l’incarico, disse che avrebbe pertanto sommato tutti i numeri in un’unica cifra, il reddito nazionale, meglio conosciuto come PIL, ma fece una premessa. Disse che difficlmente si sarebbe potuto desumere il benessere del paese da questa cifra che non doveva essere confusa con la prosperità, perché non ci dice nulla del lavoro gratuito di genitori, del valore creato nelle comunità, che non ha un prezzo, ed è una misura del flusso di valore economico. Non ci dice niente del mondo, delle foreste e delle miniere che vengono sfruttate per creare questo valore. Ma la praticità, la tentazione di avere un solo numero erano così forti che i politici se ne sono appropriati, continuando ad utilizzarlo. Ci siamo così ritrovati in competizione, alla ricerca della crescita del PIL.
The dream is that GDP can keep on increasing, we can have increasing financial returns, but that we can decouple from using Earth’s resources. We can use less carbon and less metals, and minerals and plastics, and we can use less of the Earth’s land surface, and separate these two: ever rising GDP and falling resource use. It’s a fabulous dream; would that it would be true.
L’ideale è che il PIL possa continuare a crescere, che i rendimenti finanziari continuino a crescere, svincolandosi però dallo sfruttamento delle risorse terrestri. Possiamo ridurre l’uso di carbone e metalli, minerali e plastica, lo sfruttamento del suolo terrestre, tenendo separati il ridotto uso di risorse e la costante crescita del PIL. È un sogno fantastico. Se solo fosse vero!
We are at a time of climate emergency, of ecosystem collapse. We need to radically reduce our use of Earth’s resources, and we're nowhere close to that.
Siamo di fronte ad un’emergenza climatica, al collasso dell’ecosistema. Dobbiamo ridurre drasticamente lo sfruttamento delle risorse terrestri e siamo molto lontani da questo obiettivo.
So I offer it as a compass for 21st century prosperity. And this compass, silly though it sounds, it looks like a doughnut with the hole in the middle.
Quindi, la chiave per la prosperità del ventunesimo secolo, per quanto sciocca possa sembrare, è un po’ come una ciambella con il buco nel mezzo.
So imagine from the center of it, humanity’s use of Earth’s resources radiating out from the middle of that picture. So in the hole, in the middle of the doughnut, that is the place where people don’t have enough resources to meet the essentials of life. It’s where people don’t have enough food or health care, or education or housing or gender equality or political voice or access to energy. And we want to leave nobody in that hole. We want to get everybody over a social foundation of well-being, so all people on this planet can lead lives of dignity and opportunity and community. And in low income countries, it absolutely makes sense, yes, let’s see the economy grow in ways that invest in health and education and transport for all. That was a very 20th century project. We're in the 21st century.
Partendo dal centro, immaginate lo sfruttamento delle risorse terrestri che si propaga dal centro della figura. Nel buco, all’interno della ciambella, le persone non hanno sufficienti risorse per soddisfare i principali bisogni umani. La gente non ha quantità sufficienti di cibo o cure mediche, istruzione, alloggi, pari opportunità, voce politica o accesso all’energia. Non vogliamo che qualcuno rimanga all’interno di quel buco. Vogliamo che tutti godano delle basi sociali del benessere, in modo che tutti conducano un’esistenza dignitosa, basata sull’opportunità e su principi comunitari. Nei paesi a basso reddito, è assolutamente sensato veder crescere l’economia attraverso investimenti in salute, istruzione e trasporti pubblici. Quel progetto apparteneva al ventesimo secolo. Ora siamo nel ventunesimo secolo.
We have Earth system scientists who started looking at the impact we were having on the climate, and the loss of soils and acid rain, and the hole in the ozone layer, and the collapse of species. And they said, hang on. We’ve been ignoring our planet. In the growing to meet human needs, we have ignored the fact that we are deeply dependent on this delicately balanced living planet. It’s the only one we know of out there. And when we use Earth’s resources in such a way that we begin to push ourselves beyond the living capacities of this planet, we are literally undermining the life supporting systems on which we depend.
Gli scienziati che studiano la Terra hanno cominciato a considerare l’impatto sul clima, la perdita di suolo, le pioggie acide, il buco nell’ozono, l’estinzione delle specie e hanno detto aspettate. Abbiamo ignorato il nostro pianeta. Nella crescita per soddisfare i bisogni umani, abbiamo ignorato la dipendenza dal delicato equilibrio di questo pianeta vivente, che è il solo che conosciamo. Quando sfruttiamo le risorse terrestri al punto di spingerci oltre le capacità di vita del pianeta, noi miniamo letteralmente i sistemi di supporto vitale da cui dipendiamo.
So, hang on, just as there’s an inner limit of resource use, and we call out poverty and deprivation, there’s an outer limit of humanity’s resource use. That’s ecological degradation. And we are breaking down this planet on which we depend. So there you get the doughnut, you get the inside, which is leave nobody behind in the hole. But don’t overshoot the outer ring either. And so the shape of progress is fundamentally changed. It’s no longer this ever rising line exponential growth, that we hear about in the financial news all the time. It’s balance.
Occorre quindi fermarsi perché, al limite interno all’uso di risorse, che conduce alla povertà e alla deprivazione, si aggiunge un limite esterno allo sfruttamento di risorse. È il degrado ecologico. Noi stiamo distruggendo il pianeta dal quale dipendiamo. Quindi, per tornare alla ciambella, prendete l’interno, l’esigenza che nessuno rimanga all’interno del buco. Ma non si può neppure oltrepassare l’anello esterno. In questo modo, la forma del progresso cambia totalmente. Non abbiamo più lo sviluppo in costante crescita esponenziale, di cui si parla continuamente nelle notizie di economia. Abbiamo l’equilibrio.
To me, a source of real hope is that we deeply understand this at the level of our body. You go to the doctor, the doctor will say, have enough food, but not too much, enough water, oxygen, exercise, sleep, anything you like— have enough, but not too much. Our health lies in balance. And if we can take that metaphor from the human body to the planetary body, we give ourselves a cracking chance of understanding the deep interdependence of our world.
La mia speranza è che si riesca a comprendere questo profondamente. Se andiamo dal medico, il medico ci dice di mangiare abbastanza ma senza eccessi, di avere acqua, ossigeno, esercizio, sonno ma nella giusta misura e senza eccedere. La salute è equilibrio. Se traslassimo quella metafora dal corpo dell’uomo a quello del pianeta, avremmo la straordinaria possibilità di comprendere la profonda interdipendenza del nostro mondo.