To me, social justice is a simple concept. It's the notion that all people in a society deserve fair and equitable rights, opportunities and access to resources. But it's become controversial and nebulous, because we've stopped talking about what working for social justice actually looks like.
Per me, la giustizia sociale è un concetto semplice. È l’idea che a tutti i membri di una società spetti una certa equità e uguaglianza, opportunità e accesso alle risorse. Ma è un’idea che è diventata controversa e nebulosa, perché non parliamo più di che cosa significhi occuparsi di giustizia sociale.
Working for social justice can look like this ... or this. It can look like this ... or it can look like this ... or my favorite ... it can look like that. Those are my students, and whenever I'm asked to articulate my work or my priorities as a teacher, I explain that I believe education can be a tool for social justice.
L'attivismo sociale può avere questa forma... o questa. Può essere così... o così.... o assumere la mia forma preferita, che è questa. Questi sono i miei studenti: e quando mi chiedono di descrivere il mio lavoro, o le priorità di docente, spiego di vedere nella scuola un luogo di giustizia sociale.
But a few months ago, I logged onto Twitter -- as I do -- and I saw that a fellow teacher had taken issue with that belief. "Teachers," he said, "should not be social justice warriors, because the purpose of education is to educate." And he ended his argument by saying, "I teach my subject." But I reject that simplification, because teachers don't just teach subjects, we teach people.
Un paio di mesi fa, però, sono entrata in Twitter e ho visto un collega insegnante criticare il mio principio. "Gli insegnanti", scriveva, "non combattono per la giustizia sociale, perché il fine della scuola è l’istruzione". E conclude dicendo: "Io insegno la mia materia". Io rifiuto questa semplificazione, perché gli insegnanti non si limitano a insegnare una materia; noi formiamo, le persone.
When our students walk into our classrooms, they bring their identities with them. Everything they experience in our rooms is bound up in historical context, and so if we insist that education happens in a vacuum, we do our students a disservice. We teach them that education doesn't really matter, because it's not relevant to what's happening all around them.
Quando i nostri studenti entrano in classe, portano con sé la propria identità. Tutto ciò di cui fanno esperienza con noi è avvolto in un contesto storico; e quindi, ripetendo che la formazione avviene in uno spazio vuoto, non gioviamo affatto ai nostri studenti. Insegniamo loro che la scuola non è poi così importante, perché non ha rilevo in ciò che accade nelle loro vite e attorno a loro.
And what's happening all around them? Well, racism for one. According to results of the Implicit Association Test, fully 88 percent of white people harbored subconscious biases against black people, believing them to be less intelligent, lazier and more dangerous than whites. And that's just one concrete example of the insidious effects of historic and systemic racism on our country. For more evidence, we could look at incarceration rates; we could look at statistics on police violence against black people; we could look at the opportunity gap in education -- so yeah, social justice belongs in our schools.
E cosa sta avvenendo, attorno a loro? Be', per dirne una il razzismo. Secondo i risultati dei Test di Associazione Implicita, non meno dell′88% dei soggetti bianchi nutre pregiudizi inconsci verso i neri: li considerano meno intelligenti, più pigri e pericolosi dei bianchi. Ed è solo uno degli esempi concreti degli insidiosi effetti del razzismo storico e sistemico nel nostro paese. Un'ulteriore evidenza ci è fornita dai numeri dei condannati al carcere; dai dati statistici sulla violenza della polizia sui neri; dal gap nelle opportunità scolastiche -- quindi sì, la giustizia sociale è una questione scolastica.
Social justice should be a part of the mission of every school and every teacher in America, if we want "liberty and justice for all" to be more than a slogan ... because schools are crucial places for children to become active citizens and to learn the skills and the tools that they need to change the world.
La giustizia sociale dovrebbe far parte della missione di ogni scuola e di ogni insegnante in America, se vogliamo che “libertà e giustizia per tutti” sia più di uno slogan, perché le scuole sono luoghi strategici dove i giovani diventano cittadini attivi e acquisiscono gli strumenti necessari per cambiare il mondo.
So what are those skills? OK, here's a secret: many of the skills that people need to orchestrate the kinds of change that will lead to justice are already built into the work of schools. Things like problem-solving, critical thinking, collaboration, perseverance -- none of that should be revolutionary on its own. Combine that with the ability to understand history not as one static and objective narrative on which we all agree, but as a series of intertwined events about which there can be countless interpretations. If we deliberately choose to explore history with our students rather than just teach it, we help them understand that history is ongoing and that it's connected to current movements for justice. And we help them see themselves as potential players within a living history.
Di quali strumenti si tratta? Vi svelo un segreto: molti degli strumenti necessari per orchestrare i cambiamenti che conducono alla giustizia sono già in funzione nelle scuole. La capacità di risolvere i problemi, pensiero critico, collaborazione e perseveranza non dovrebbero essere aspetti di per sé rivoluzionari. Aggiungiamoci la capacità di comprendere la storia non come narrazione oggettiva, statica e indiscutibile, ma piuttosto come un intreccio di eventi passibili di infinite interpretazioni. Se scegliamo consapevolemente di esplorare la storia con loro, senza limitarci a insegnarla, li aiuteremo a capire che la storia non smette di accadere ed è connessa ai movimenti per la giustizia dei nostri giorni. Li aiuteremo così a percepirsi come potenziali attori di una storia che è viva.
So those are the skills I'm talking about when I say that education can be a place to help kids learn how to work for justice. But maybe the reason that my Twitter critic wasn't happy with that idea is because he doesn't agree with my definition of justice. Fair enough. Maybe he and I don't see eye to eye, politically. But here's the thing: our aim is to encourage students to articulate their own opinions, not to coerce them into agreeing with us, so it actually doesn't matter if he and I agree. What matters is that we're helping students have those conversations with each other. And that means that as adults, we need to learn how to become effective facilitators of our students' activism. We've got to help them learn how to have really tricky conversations, we have to expose them to different opinions, and we have to help them see how what they're learning in school connects to the world outside.
Queste sono le capacità di cui parlo quando dico che la scuola può essere un luogo dove aiutare i giovani a spendersi per la giustizia. Ma forse, la ragione per cui il mio detrattore di Twitter non è d’accordo con quel principio è che non condivide la mia definizione di giustizia E va bene così. Politicamente non ci intendiamo, forse. Ma il punto è questo: vogliamo incoraggiare gli studenti ad esprimere le loro opinioni personali, non obbligarli a essere d’accordo con noi. Quindi non importa se non siamo d’accordo, io e il mio detrattore; Importa aiutare gli studenti a discutere tra di loro! Il che significa che, da adulti, dobbiamo essere capaci di facilitare attivamente l’attivismo dei nostri studenti. È nostro compito aiutarli a intavolare discussioni difficili, abituarli al confronto con opinioni diverse e aiutarli a capire che quello che imparando a scuola li connette con il mondo là fuori.
So here's an example of that. Every year, my students study the history of apartheid in South Africa as a case study of injustice. Now for those of you who don't know, apartheid was a brutally racist system, and the white-ruled government in South Africa imposed racist laws to oppress people of color, and if you resisted those laws, you risked jail time, violence or death. And around the world, other countries' governments, including ours in the United States, hesitated to sanction South Africa, because ... well ... we benefited from its resources. So in 1976, the South African government passed a new law which required that all students in South Africa learn in the language Afrikaans, which was a white language, and many black South Africans referred to that language as the language of the oppressor. So not surprisingly, students of color were outraged at this law. They already attended segregated schools with overcrowded classrooms, a lack of resources and a frankly racist curriculum, and now they were being told to learn in a language neither they nor their teachers spoke. So on the morning of June 16, 1976, thousands of kids from the township of Soweto walked out of schools. And they marched peacefully through the streets to protest the law. At an intersection, they met up with the police, and when the kids refused to turn back, the police officers set dogs on them ... and then they opened fire ... and the Soweto uprising ended in tragedy.
Vi spiego: ogni anno i miei alunni studiano la storia dell’Apartheid in Sudafrica come un caso da manuale di ingiustizia. Per chi non lo sapesse, l’Apartheid è stato un sistema brutalmente razzista con un governo di soli bianchi che imposero leggi razziste per opprimere la gente di colore. Chi si opponeva era punito con la galera e con la violenza, fino alla morte. Nel mondo i governi di parecchi paesi, inclusi il nostro, qui negli Stati Uniti, esitarono a sanzionare il Sudafrica .perché, be'... ci facevano comodo le loro risorse. Finché il governo sudafricano approvò una nuova legge, nel 1976, che prevedeva che tutti gli studenti si esprimessero nella lingua Afrikaans, una delle lingue dei bianchi, che i sudafricani neri consideravano la lingua dell’oppressore. Come c’era da aspettarsi gli studenti si indignarono. Costretti a frequentare scuole segregate, in classi sovraffollate, con penuria di risorse e un programma di studi razzista -- il governo ora li forzava a imparare una lingua che nessuno di loro, studenti o insegnanti, parlava. E così, il mattino del 16 giugno 1976 migliaia di ragazzi della Soweto segregata uscirono dalle scuole, e marciarono in tutte le strade, pacificamente, contro quella legge. A un incrocio li attendeva la polizia; e quando i ragazzini neri si rifiutarono di fare marcia indietro, sguinzagliò i cani contro di loro. E poi, aprì il fuoco. E così la marcia di Soweto finì in tragedia.
Apartheid itself didn't end until almost 20 years later, but the activism of those kids in Soweto profoundly changed the way the world viewed what was happening in South Africa. News outlets all around the world published this photo of 13-year-old Hector Pieterson, who was one of the first people killed by police in Soweto, and it became nearly impossible to ignore the brutality of the apartheid regime. In the months and the years that followed the Soweto uprising, more and more countries exerted political and economic pressure on the South African government to end apartheid, and it was largely due to the activism of those kids in Soweto.
Ci vollero ancora quasi 20 anni, prima che l’Apartheid finisse, ma l’attivismo di quei giovani di Soweto cambiò profondamente la percezione che il mondo aveva degli accadimenti in Sudafrica. Gli organi di stampa di tutto il mondo pubblicarono questa foto dove Hector Peterson, di 13 anni è una delle prime vittime dalla polizia di Soweto. A quel punto fu impossibile ignorare la brutalità del regime dell’apartheid. Nei mesi e negli anni a venire dopo la rivolta di Soweto, sempre più paesi esercitarono pressione politica ed economica sul governo sudafricano contro l’apartheid, e questo grazie, soprattutto, all’attivismo dei ragazzini di Soweto.
So every year my kids learn about this. And invariably, they start to draw connections between those kids in Soweto and themselves. And they start to ask themselves what kind of political power and agency they have. They ask themselves whether there would ever be a reason they would risk their lives so that a future generation could live in a more just world. And most profoundly for me, every single year, they ask themselves whether adults will ever listen to their voices.
Ogni anno insegno questa storia ai miei studenti; e anno dopo anno, invariabilmente, si paragonano ai ragazzini di Soweto. E iniziano a interrogarsi, anche, sul loro margine di azione politica. Si chiedono se ci sarà mai una causa che valga il rischio della loro vita per permettere alle generazioni future di vivere in un modo più giusto. E cosa per me più importante, anno dopo anno si chiedono se gli adulti ascolteranno mai la loro voce.
A few years ago, my principal got an anonymous email from one of our students. It informed him that the following day, the students planned to walk out of school. This was in the wake of Michael Brown's death in Ferguson, Missouri, and the students were planning to join a walkout and march in support of the Black Lives Matter movement. So at this point, the staff at the school had a decision to make. Would we use our authority and our power to try to control the students and prevent them from leaving, or would we support them as they put into practice the principles of social justice that we had taught them about since the ninth-grade year?
Qualche anno fa, la mia preside ricevette l'e-mail anonima di uno studente. La informava che per il giorno seguente gli studenti avevano organizzato una manifestazione fuori dalla scuola. Era appena stato ucciso Michael Brown a Ferguson, Missouri; e gli studenti avevano organizzato di uscire tutti fuori in strada a sostegno del movimento Black Lives Matter. A questo punto, il corpo docente doveva prendere una decisione: avremmo usato la nostra autorità per controllare gli studenti, e impedire loro di manifestare, o li avremmo sostenuti nella concreta applicazione del principio di giustizia sociale che insegnavamo fin dall’inizio della scuola superiore?
So the next morning, the kids left school en masse and they gathered on the lawn. And one of the seniors jumped up on a picnic table and went over safety expectations.
Il giorno dopo i ragazzi uscirono da scuola in massa, e si radunarono fuori sul prato. Uno dei più grandi salì su un tavolino, e illustrò tutte le regole di sicurezza.
(Laughter)
(Risate)
And the younger kids took it very seriously. And as teachers and as staff we told them, "OK, be safe," and we watched as they marched off. The kids who chose to stay spent that afternoon in class. They debated the merits of protest, they talked about the history of the Black Lives Matter movement, and they went on with classes as scheduled. And those who chose to leave participated in a citywide student walkout and raised their collective voice for justice. But no matter where they chose to spend the afternoon, our kids learned valuable lessons that day. They learned that the adults in their lives would support them even as we worried for their safety. And they learned that they didn't need us to tell them how or when or even why to protest. They learned that they were members of a community of young people with a shared vision of a more equitable society, and they learned that they had power within that society. They learned that events like the Soweto uprising are not ancient history, and they don't have to end in tragedy. And that's what education as a tool for social justice can look like.
I più giovani lo ascoltavano con grande attenzione. E noi insegnanti li lasciammo andare, dicendo: "Abbiate cura di voi!", mentre uscivamo insieme dalla scuola. I ragazzi che decisero di restare, invece, passarono il pomeriggio in classe a discutere dei meriti della protesta: parlarono della storia del movimento Black Lives Matter, e poi seguirono il programma delle lezioni. Gli altri si unirono alla manifestazione degli studenti di tutta la città facendo sentire la propria voce collettiva per la giustizia. Ma al di là di quello che decisero di fare quel pomeriggio di scuola, quel giorno impararono una grande lezione: impararono che gli adulti li avrebbero sostenuti nella vita nonostante la preoccupazione per la loro sicurezza. E impararono che non c’era bisogno che noi dicessimo loro come, quando, o anche perché manifestare. Impararono di essere parte di una comunità di giovani persone che condividono una visione per una società più equa; e impararono che in quella società godono di un certo potere anche loro. Impararono che eventi come la ribellione di Soweto non sono storia antica, e non devono per forza terminare in tragedia. Come strumento di giustizia sociale, la scuola può essere anche questo.
And here's the thing: our kids are ready for this kind of work. So in 2015, incoming college freshmen were surveyed, and 8.5 percent of them said that there was a "very good chance" they would participate in a protest sometime during their college career. That might not seem very impressive, but consider the fact that it's the largest number of students to say that since 1967. And 75 percent of those kids said that helping other people who are having difficulty was a "very important" or "essential" goal for them. Again, the highest number of people to say that since the late 1960s.
E quindi io dico: i ragazzi sono pronti per questo messaggio. Quando, nel 2015, hanno intervistato le matricole, l′8,5 percento di loro ha detto che sarebbe stato "molto probabile" partecipare a una manifestazione, a un certo punto, negli anni di scuola. L′8,5 percento può sembrare poco: ma considerate che è il numero più alto di studenti fin dal 1967. E il 75% di quei ragazzi ha detto che aiutare altri in difficoltà per loro è “molto importante” quando non “essenziale”. Di nuovo, il numero più alto di studenti fin dai tardi anni '60.
And research shows us that working for justice doesn't just follow from building all those skills I talked about earlier -- it actually goes the other way, too. So working for justice, engaging in activism, helps students build skills like leadership and critical thinking, and it correlates positively with their political participation and their civic engagement and their commitment to their communities later in life. So in other words, students are telling us that social justice matters to them and researchers are telling us that it helps students learn. So now it's up to us to listen, and that might not be easy.
La ricerca dimostra che l'attivismo per la giustizia non è sempre e solo un effetto dello sviluppo di abilità discusse prima; a volte è una causa, pure. Adoperarsi per la giustizia, darsi da fare con l’attivismo, aiuta gli studenti a maturare capacità come leadership e pensiero critico, e va mano nella mano con la loro partecipazione politica, il loro impegno civile e il loro farsi parte attiva delle varie comunità, da grandi. In altre parole, da un lato gli studenti ci insegnano che a loro la giustizia sociale importa; e dall'altro, la ricerca conferma che contribuisce alla loro formazione. Quindi sta a noi saper ascoltare; e può non essere facile.
In 1976, one of those kids who participated in the Soweto uprising, he said that that event represented divorce between black children and their families, because their families had grown up under apartheid, and they knew how dangerous it was to speak out. They wanted their kids to lay low and stay safe. And when our kids threatened to walk out, a lot of the adults in our community were really conflicted, too. Some of us worried that they might encounter violence. Other people worried that they would walk out but they wouldn't really know why they were protesting. And some, including some students' families, were really angry that the school hadn't done more to prevent them from leaving. And all of those fears that adults have about getting this stuff wrong -- all of those fears make total sense. But despite those fears, we have got to prove to our students that we will listen to their voices and that they do have the power to effect change. It's our responsibility to equip our students with the tools and the skills that they need to insist on a more equitable world -- and then sometimes, to get out of their way, and let them apply those skills to things that they care about.
Nel 1976 uno dei ragazzini della rivolta di Soweto disse che quell’avvenimento aveva significato il divorzio dei ragazzi neri dalle loro famiglie, perché le loro famiglie, cresciute sotto l’apartheid, sapevano quanto far sentire la propria voce fosse pericoloso. Volevano che i loro figli restassero zitti e buoni; e quando minacciarono di protestare, molti adulti della loro comunità si sentivano divisi. Anche alcuni di noi insegnanti temevano possibili atti violenti. Altri, invece, temevano ci fosse una protesta senza vera consapevolezza delle motivazioni. Altri ancora si infuriarono, famiglie incluse, perché la scuola non aveva impedito loro di uscire a manifestare. E tutte le paure che noi adulti abbiamo di sbagliare, in questi casi, erano in questo caso del tutto fondate. Nonostante ciò, dobbiamo dimostrare ai nostri studenti che ascoltiamo le loro voci, e che loro hanno il potere di cambiare le cose. È nostra responsabilità dotarli degli strumenti e delle capacità necessarie ad impegnarsi per un mondo più equo -- e se necessario, dobbiamo anche farci da parte e lasciare che si mettano alla prova sulle questioni cui tengono di più.
Living up to that vision is going to require that we are flexible, and it's going to require that we're creative. It's going to require that we're brave enough to stand up in the face of people who try to silence or delegitimize dissenting voices. And hardest of all, it's going to require accepting the fact that sometimes we will be the ones our students will rebel against.
Essere all’altezza di questa visione richiederà flessibilità, e anche una certa dose di creatività. Ci richiederà di avere il coraggio di alzarci e parlare davanti a chi cerca di silenziare o delegittimare le voci che dissentono. E, cosa più difficile in assoluto, dovremo accettare di essere noi, quelli messi in discussione.
(Laughter)
(Risate)
Sometimes they're going to point out ways in which systems that we have created, or in which we are complicit, contribute to inequity. It's going to be uncomfortable, and it's going to be painful as they push us to question our own assumptions and beliefs. But what if we change the way we think about rebellion in our kids? When our kids rebel -- when they thoughtfully push back against our ideas or the way that we do things, what if we chose to see that as a sign that we're doing something right and that they're becoming liberated? I know it would be easier if their critical thinking skills manifested in more convenient ways -- on their essays or their standardized tests -- I get it -- but convenience and justice do not often go hand in hand. And when our kids learn to think critically about the world around them, they become the kinds of engaged citizens who will recognize and question injustice when they see it and work to do something about it.
I nostri studenti ci mostreranno che i sistemi che abbiamo creato, o di cui siamo complici, contribuiscono all’ineguaglianza. Ci troveremo in una posizione scomoda, che farà anche un po’ male: l’essere costretti a rivedere convinzioni e principi. Ma se cambiassimo il nostro modo di percepire la ribellione dei giovani? Quando i ragazzi si ribellano -- quando si oppongono consapevolmente alle nostre idee, o al modo in cui facciamo le cose, perché non leggerlo come un segno di conferma del nostro operato, che li sta rendendo più liberi? So che sarebbe più facile se esprimessero il loro pensiero critico con modalità più comode, nei loro temi in classe o nei test di verifica - non lo nego - ma comodità e giustizia spesso non vanno a braccetto. E quando i nostri ragazzi imparano a pensare criticamente al mondo attorno, diventano quei cittadini consapevoli che sanno riconoscere e affrontare le ingiustizie, quando le vedono.
Welcoming rebellion into our schools is going to require some rethinking about what teaching and learning look like, because there's this misconception that if we give students any wiggle room, they're going to walk all over us and classrooms and dinner tables will devolve into total chaos. And if we expect kids to sit silently and passively receive knowledge from us, then their voices will always feel overwhelming. But if we accept instead that learning is sometimes messy, that it requires opportunities to brainstorm and mess up and try again, that our kids dislike chaos and want to learn when they come to school, then we can set up schools to facilitate that kind of learning.
Aprire le porte di scuola alla ribellione porterà a ripensare contenuti e i metodi didattici, perché c’è il pregiudizio diffuso: che se diamo agli studenti un dito, ci calpesteranno senza pietà e trasformeranno le aule e le sale mensa in veri e propri campi di battaglia. Di certo, se ci aspettiamo che siedano zitti e buoni ad ascoltare, le loro voci ci faranno sempre paura. Se invece accettiamo che imparare è un atto caotico e imperfetto, che richiede l’opportunità di ripensare, rimescolare tutto, e poi riprovarci ancora, che i ragazzi odiano il caos e vogliono imparare, quando vengono a scuola, allora possiamo organizzare le scuole per facilitare quel tipo di formazione.
So do me a favor and close your eyes for a second and imagine schools where teachers are thought partners, letting students grapple with complex, hard issues and not necessarily giving them the right answers. And imagine schools where we let students make choices -- we trust them enough to do that and we let them experience the consequences of those choices. Imagine schools where we let students be humans, with all of the messiness and the uncertainty that is bound to come with that.
Vi chiedo il favore, ora, di chiedere gli occhi e immaginare delle scuole con insegnanti complici di pensiero che stimolano gli alunni a confrontarsi con argomenti complessi, senza per forza fornire le risposte giuste. Immaginate anche scuole dove gli alunni operano scelte -- perché ci fidiamo abbastanza di loro - e permettiamo che facciano esperienza delle possibili conseguenze. Immaginate una scuola dove gli studenti sono esseri umani, con tutte le incertezze e i casini impliciti nella loro umanità.
Whatever you just imagined, it's not mythical, it's not unrealistically idealistic, because teachers all over the country are already pushing the boundaries of what teaching and learning can look like with amazing results for kids. They're doing that in all kinds of schools, and there are countless models for teachers who want to get better at helping students learn in a way that's more authentic and engaging and empowering.
Quella che avete immaginato non è una mitologia, non è un’utopia priva di fondamento, perché gli insegnanti di tutto il paese stanno già sfidando la definizione della didattica e dell’apprendimento così come li conosciamo, con risultati eccezionali per i ragazzi. Questo accade in scuole di ogni ordine e grado, e ci sono infiniti modelli a cui rifarsi per migliorare come insegnanti, e permettere agli studenti di apprendere secondo modalità più autentiche, coinvolgenti e arricchenti.
I was a reading a book recently, it's called "The Students Are Watching," and it was by Ted and Nancy Sizer, and in that book, they said that the work of education is often described as a series of nouns, like "respect," "honesty," "integrity." And they say those nouns sound really impressive, but often, they fail to actually mean anything in practice. But verbs, they say, are "active, no less demanding but requiring constant engagement. Verbs are not structures but, rather, engines." And so as I read that, I wondered: How do we make justice into an engine driving our work as teachers? What's the verb form of justice? I think there might be an answer to be found in the words of Cornel West, who famously said that "justice is what love looks like in public." And all of my nerdy English teachers in the crowd know that love can be a noun and a verb.
Di recente, ho letto un libro intitolato "The Students are Watching", scritto da Ted e Nancy Sizer. La teoria è che il lavoro dell’insegnante spesso si descrive con una serie di nomi, come "rispetto", "onestà" e "integrità". Nomi di grande effetto, ma che spesso, però, non hanno un significato molto concreto. Però i verbi, dicono, "sono attivi, e non sono meno significativi: anzi, richiedono un continuo coinvolgimento. I verbi non sono strutture, ma piuttosto motori." E mentre leggevo queste parole, pensavo: Come infiliamo la giustizia in un motore che guidi il nostro lavoro di insegnanti? Che forma verbale ha, la giustizia? La risposta dev’essere nelle famose parole di Cornel West: "la giustizia è l’aspetto che ha l’amore in pubblico.” Tutti i miei insegnanti nerd di inglese presenti nel pubblico sanno che love, amore in inglese, è sia nome che verbo.
School has to be bigger. It has to mean more than "I teach my subject." School has to be about teaching people to change the world for the better. If we believe that, then teaching will always be a political act. We can't be afraid of our students' power. Their power will help them make tomorrow better. But before they can do that, we have to give them chances to practice today. And that practice should start in our schools.
La scuola deve farsi più grande. Deve voler dire più di "io insegno la mia materia". Il suo scopo deve insegnare a cambiare il mondo in meglio. Se ci crediamo, allora insegnare sarà sempre un atto politico. Non possiamo avere paura del potere dei nostri studenti. Con quel potere renderanno il futuro un posto migliore, ma prima dobbiamo offrire loro la possibilità di provarci oggi. Una possibilità che inizia a scuola.
Thank you very much.
Grazie.
(Applause)
(Applausi)