Meet Tony. He's my student. He's about my age, and he's in San Quentin State Prison. When Tony was 16 years old, one day, one moment, "It was mom's gun. Just flash it, scare the guy. He's a punk. He took some money; we'll take his money. That'll teach him. Then last minute, I'm thinking, 'Can't do this. This is wrong.' My buddy says, 'C'mon, let's do this.' I say, 'Let's do this.'" And those three words, Tony's going to remember, because the next thing he knows, he hears the pop. There's the punk on the ground, puddle of blood. And that's felony murder -- 25 to life, parole at 50 if you're lucky, and Tony's not feeling very lucky.
Vi presento Tony. Un mio studente. Ha circa la mia età ed è nella prigione di stato di San Quentin. Quando Tony aveva 16 anni, un giorno, un momento, "Era la pistola di mamma. Fagliela vedere, fagli paura. E' un teppista. Ha preso dei soldi. E noi prendiamo i suoi. Così impara. All'ultimo momento, penso: 'Non posso farlo. E' sbagliato'. Il mio collega dice: 'Dai, facciamolo'. Io dico: 'Facciamolo'. E quelle parole, Tony non le dimenticherà, perché subito dopo sente lo sparo. Il teppista è a terra, in una pozza di sangue. E l'accusa è di omicidio - tra 25 anni e l'ergastolo, o la condizionale a 50 anni, se sei fortunato, ma Tony non si sente tale.
So when we meet in my philosophy class in his prison and I say, "In this class, we will discuss the foundations of ethics," Tony interrupts me. "What are you going to teach me about right and wrong? I know what is wrong. I have done wrong. I am told every day, by every face I see, every wall I face, that I am wrong. If I ever get out of here, there will always be a mark by my name. I'm a convict; I am branded 'wrong.' What are you going to tell me about right and wrong?"
Quando ci incontriamo al mio corso di filosofia in carcere e io dico: "In questo corso discuteremo le basi dell'etica" Tony mi interrompe. "Cosa vuole insegnarmi su ciò che è giusto o sbagliato? Io so cosa è sbagliato. Io ho sbagliato. Me lo dicono ogni giorno, ogni faccia, ogni muro che vedo, mi dice che ho sbagliato. Se mai uscirò di qui, ci sarà sempre una macchia sul mio nome. Sono un detenuto. Marchiato. Cosa mi vuole dire su ciò che è giusto o sbagliato?"
So I say to Tony, "Sorry, but it's worse than you think. You think you know right and wrong? Then can you tell me what wrong is? No, don't just give me an example. I want to know about wrongness itself, the idea of wrong. What is that idea? What makes something wrong? How do we know that it's wrong? Maybe you and I disagree. Maybe one of us is wrong about the wrong. Maybe it's you, maybe it's me -- but we're not here to trade opinions; everyone's got an opinion. We are here for knowledge. Our enemy is thoughtlessness. This is philosophy."
E io gli rispondo: "Spiacente, è peggio di quel che credi. Tu pensi di saper distinguere tra giusto e sbagliato? Allora mi puoi dire cosa è sbagliato? No, non portarmi solo degli esempi. Io voglio che mi parli dell'essenza di cosa è sbagliato, dell'idea. Che cos'è questa idea? Cosa rende qualcosa sbagliato? Come sappiamo che è sbagliato? Forse io e te non siamo d'accordo. Forse uno di noi si sbaglia su cosa sia sbagliato. Forse sei tu, forse sono io - ma noi non siamo qui per scambiarci opinioni. Tutti hanno un'opinione. Noi siamo qui per conoscere. Il nostro nemico è l'assenza di pensiero. Questa è filosofia".
And something changes for Tony. "Could be I'm wrong. I'm tired of being wrong. I want to know what is wrong. I want to know what I know." What Tony sees in that moment is the project of philosophy, the project that begins in wonder -- what Kant called "admiration and awe at the starry sky above and the moral law within." What can creatures like us know of such things? It is the project that always takes us back to the condition of existence -- what Heidegger called "the always already there." It is the project of questioning what we believe and why we believe it -- what Socrates called "the examined life." Socrates, a man wise enough to know that he knows nothing. Socrates died in prison, his philosophy intact.
E per Tony qualcosa cambia. "Potrei sbagliare. Sono stanco di sbagliare. Voglio sapere cosa è sbagliato. Voglio sapere cosa so". Ciò che Tony vede in quel momento è il progetto della filosofia, il progetto che ha inizio con la meraviglia - ciò che Kant chiama "ammirazione e stupore per il cielo stellato e per la legge morale al suo interno". Ma esseri come noi cosa possono sapere riguardo quelle cose? E' il progetto che ci riporta sempre alle condizioni dell'esistenza - ciò che Heidegger chiamava "il già da sempre". E' il progetto del mettere in questione quel che crediamo e il suo perché - ciò che Socrate chiamava "la vita esaminata". Socrate, un uomo abbastanza saggio da sapere di non sapere nulla. Socrate morì in prigione, la sua filosofia intatta.
So Tony starts doing his homework. He learns his whys and wherefores, his causes and correlations, his logic, his fallacies. Turns out, Tony's got the philosophy muscle. His body is in prison, but his mind is free. Tony learns about the ontologically promiscuous, the epistemologically anxious, the ethically dubious, the metaphysically ridiculous. That's Plato, Descartes, Nietzsche and Bill Clinton.
E Tony comincia a fare i compiti. Impara i propri perché e percome, le cause e le correlazioni, la propria logica, i propri errori. E Tony dimostra di essere portato per la filosofia. Il suo corpo è in carcere, ma la sua mente è libera. Tony apprende l'ontologicamente promiscuo, l'epistemologicamente ansioso, l'eticamente dubbioso, il metafisicamente ridicolo. E sono Platone, Descartes, Nietzsche e Bill Clinton.
So when he gives me his final paper, in which he argues that the categorical imperative is perhaps too uncompromising to deal with the conflict that affects our everyday and challenges me to tell him whether therefore we are condemned to moral failure, I say, "I don't know. Let us think about that." Because in that moment, there's no mark by Tony's name; it's just the two of us standing there. It is not professor and convict, it is just two minds ready to do philosophy. And I say to Tony, "Let's do this."
Quando mi consegna la sua relazione finale, in cui sostiene che l'imperativo categorico è forse troppo inflessibile per affrontare i conflitti della vita quotidiana e mi sfida a dirgli se siamo dunque condannati al fallimento morale, io gli dico: "Non lo so. Pensiamoci". Perché in quel momento non c'è macchia sul nome di Tony. Ci siamo solo noi due. Non il professore e il detenuto. Solo due menti pronte alla filosofia. E io dico a Tony: "Facciamolo".
Thank you.
Grazie.
(Applause)
(Applausi)